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Una storiella sufi
In Oriente il nome di Majnu è famosissimo. Majnu è il simbolo dell'amante.
Era un giovane povero che amava perdutamente e aveva un grande cuore. Si
innamorò della figlia dell'uomo più ricco della sua città. Il matrimonio era
inconcepibile. Era addirittura impossibile pensare a un incontro con l'amata.
Solo ogni tanto, da lontano, riusciva a vedere la sua amata Leyla.
Tuttavia la voce di quell'amore cominciò a circolare per la città e il padre di
Leyla temeva che potesse macchiare il nome della sua famiglia, e fosse poi
difficile trovare l'uomo giusto per la figlia. Per cui decise di lasciare quella
città e trasferirsi in un lontano paese, dove nessuno sapesse nulla di Majnu.
Il giorno della partenza, una lunga carovana iniziò a sfilare, carica di denari
e di beni: erano stati impiegati centinaia di cammelli per quel trasporto.
Majnu si era appostato lungo il cammino, nei pressi di un albero, nascosto tra
il fogliame perchè il padre era così in collera che lo avrebbe potuto uccidere,
sebbene lui non avesse fatto nulla. Non aveva mai neppure parlato con Leyla.
Stava lì, per vederla almeno un'ultima volta. Gli bastava sapere che era felice
e che stava bene. Aspettava, sicuro che sarebbe venuta da lui, se il suo amore
fosse stato sufficientemente potente.
Si fidava assolutamente del suo amore; aveva visto la stessa fiamma d'amore che
brillava nel suo cuore, brillare anche negli occhi di Leyla.
E anche Leyla guardava dal cammello che stava cavalcando, sicura che Majnu
aspettava da qualche parte, lungo il cammino. E alla fine lo vide, nascosto
dietro l'albero, tra il fitto fogliame. Per un istante, senza che venisse
pronunciata una sola parola o che fosse fatto un segno, si unirono. Poi la
carovana passò oltre...
Ma per Majnu il tempo si fermò in quell'istante. Restò immobile di fianco
all'albero, in un'attesa senza tempo. E si dice che passarono anni prima che
Leyla tornasse.
Ma arrivò un po' tardi. Chiese e la gente rispose che non avevano mai più saputo
nulla di Majnu dal giorno in cui era partita. In città non si era più fatto
vedere.
Allora Leyla corse all'albero dove l'aveva lasciato. Era ancora là, ma era
successa una cosa strana: si era unito all'albero.
Majnu si rilassò in maniera totale: non c'era nient'altro da fare che aspettare.
Si rilassò con l'albero e pian piano iniziarono a fondersi l'uno nell'altro.
L'albero divenne il suo nutrimento. Non furono più separati; si fusero insieme.
Dal corpo di Majnu spuntarono dei rami, il fogliame non lo nascondeva più come
un tempo, iniziò a coprire il suo corpo. Avvolto da quel manto di foglie e dalla
fragranza di fiori meravigliosi, Leyla non potè riconoscerlo. Ma l'albero
mormorava un solo nome: "Leyla, Leyla...".
La donna si sentì impazzire, chiedeva: "Dove sei nascosto?". E l'albero disse:
"Non mi nascondo affatto. Aspettando così a lungo, senza far nulla, immerso nel
mio rilassamento, mi sono unito a questo albero. Sei arrivata un po' troppo
tardi. Noi avremmo dovuto fonderci l'uno nell'altra e forse il destino non lo ha
voluto. Tuttavia, io ero pronto a rilassarmi nel momento presente, senza più
pensare alle conseguenze... ora sono felice che tu sia viva, sei sempre più
bella, ma io ormai sono andato lontano... la mia felicità è infinita. Solo,
rilassato, in assoluto abbandono".
Tratto da: "Il significato dell'esistenza".
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